IO DANZO, TU VEDI

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Per Emanuela Sforza fotografare la danza è cogliere l’essenza, la perfezione formale dell’azione, la comunicazione è esternare il suo amore per l’arte e per chi la crea.

Il suo obiettivo privilegia e scruta a fondo la fase di costruzione del balletto per individuare lo spazio creativo dell’artista, impegnato a ottenere dal gesto e dal movimento il massimo della resa spettacolare. La Sforza penetra profondamente in ogni espressione, quasi a bloccare la figura nel momento preciso in cui modella il movimento.

L’eleganza della figura, il gesto, l’espressione intensa di queste fotografie ci riconducono a un tempo mitico e rituale della danza, alle sue origini sacrali, a quelle leggi che sottendono tutte le armonie dell’arte del danzare. Queste sono le emozioni che Emanuela Sforza ci comunica con le sue fotografie nelle quali possiamo cogliere una forte vicinanza con la scultura, il linguaggio plastico. La danza, infatti è una delle rare attività umane in cui l’uomo si trova totalmente impegnato: corpo, spirito cosmico, cuore.

Le fotografie della Sforza spaziano, sanno cogliere particolari, come lo splendido intreccio di mani tra Paolo Bertoluzzi e Luciana Savignano in “Cinderella”; senza dimenticare i numerosi ritratti: primi piani dei ballerini, immortalati nelle espressioni più intense dell’interpretazione scenica.

Rigorosamente in bianco e nero, le immagini hanno un forte contrasto, con numerosi passaggi di gradazioni e di toni, che accentuano la plasticità e il movimento. La qualità delle fotografie è dovuta anche all’uso di differenti fotocamere e obiettivi e ovviamente al lungo lavoro in camera oscura, curato attentamente dallo sviluppo del rullino alla stampa delle immagini. Le stampe, infatti, sono tutte realizzate su carta baritata.

Emanuela Sforza, nata a Serra De’ Conti, vive da molti anni a Bologna, dove si è laureata in Archeologia e ha lavorato come documentalista in un centro di ricerca.
Ama da sempre la fotografia. Inizia il suo lavoro negli anni ’70 quando la sua passione per il teatro la spinge a frequentare quest’ambiente come testimone della vita del palcoscenico. Da allora il suo obiettivo si è posato sempre con maggiore frequenza e amore su grandi danzatori, non solo per fissarne la perfezione dei movimenti, ma soprattutto per coglierne il palpito profondo, per risalire sentimentalmente all’origine del momento creativo.
In seguito, il suo interesse per l’essere umano nella sua totalità spressiva la porta ad estendere la sua ricerca fotografica in ambito teatrale e alla ritrattistica.
Sceglie da sempre il bianco e nero per la sua fotografia, occupandosi personalmente della realizzazione in camera oscura, dallo sviluppo alla stampa.
Ha al suo attivo oltre cento mostre in Italia e all’estero, tra le più importanti quelle presso:
il Teatro alla Scala di Milano, il Palazzo Re Enzo a Bologna, il Palazzo Pianetti a Jesi, il Teatro Comunale di Modena, l’Istituto di Cultura Italiana di Stoccarda, il Teatro dell’Opera del Reno di Duisburg, il Festival Photographique du Trégor in Bretagna, la Mole Vanvitelliana di Ancona, la Galleria l’Ariete di Bologna e la Chiesa di San Michele del
Comune di Serra de’ Conti. In particolare per i grandi eventi di danza sue mostre e rassegne si sono svolte a Toronto (Canada), e nei più importanti teatri italiani ed europei.
Ha collaborato con la RAI per la rassegna “Nati per la Danza”, con servizi fotografici e poster. Tra le ideazioni e pubblicazioni, presentate ed esposte in Italia e all’estero (Germania,Francia e Svizzera): il volume “Cinderella” sul balletto celebrativo del bicentenario del Teatro alla Scala di Milano”; cartelle sui danzatori italiani e sul balletto “Ce que l’amour me dit” di Maurice Béjart; “Le Marche di Emanuela Sforza”, “Donne
delle Marche”; una cartella dedicata Joyce Lussu e una, con relativa mostra, in occasione del bicentenario del Teatro Pergolesi di Jesi. Ha pubblicato nel 2003 un volume dedicato a 12 grandi artisti marchigiani, pittori e scultori di fama internazionale, colti nei loro atelier o dimore, per la cura critica della prof. Silvia Cuppini dell’Università di Urbino, con il patrocinio della Giunta regionale. Nel 2006 ha collaborato alla realizzazione, per la Camera dei Deputati, di un volume celebrativo dei sessanta anni del diritto di voto alle donne.
Ha conseguito il Premio Positano per la fotografia di danza nel 1989; il Premio Soroptimist Club di Venezia per l’attività fotografica nel 1994.
Per diversi anni ha collaborato col Musinf di Senigallia e il Museo Nori De’ Nobili, Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee, a Trecastelli al quale ha donato trenta fotografie.